Emanuela Bussolati

figurinaia

I mondi infiniti del mondo

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Dei racconti di Heinrich Zimmer ne Il re e il cadavere (Adelphi edizioni) ricordo un’immagine meravigliosa: quella di un monaco che si eleva tanto nella meditazione, da uscire dalla bocca del Buddha e trovarsi nell’Universo infinito dove si sente perso, naturalmente. Ma a poco a poco ritrova segni punti di riferimento famigliari, piccoli mondi che gli sembrano conosciuti… finché non si scopre essere all’interno del Buddha. Un continuo rimando tra la dimensione dell’infinitamente grande e quella dell’infinitamente piccolo.

È un gioco che ho sempre amato fare, fin da piccola. “Chissà-mi chiedevo- se in realtà non siamo pidocchi sul corpo di un gigante!” Curioso, perché proprio in una cosmogonia orientale si racconta che furono appunto i pidocchi sulla testa del dio ad essere trasformati in uomini…

Ed è vero che ogni cosa può essere ri-vista. Con gli occhi della formica, un mucchietto di terra è una montagna. Con gli occhi della curiosità ogni scrostatura è un paesaggio.

a-a-paesaggio

È il gioco di Stevenson, che scrive per il figlio L’isola del tesoro, secondo la leggenda, a partire dalle macchie sui muri. Prima ancora, il gioco di Leonardo da Vinci, che si diverte a completarle disegnandovi occhi stralunati e bocche storte. Il gioco di un meraviglioso libro di Dedieu, sfuggito non si sa come agli editori italiani, straordinario esempio di rovesciamento di percezione dal micro al macro. Anche il testo è significativo e rovescia la “logica” che ci si aspetta. (Aagun, Dedieu, Seuil Jeunesse)

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Per i bambini è normale. Fa parte del percorso che attraversa la fase del gioco simbolico, quando si “vede” una caverna in un pane spezzato, una casa con finestre tonde in una fetta di formaggio emmental, ed è per loro l’inizio di un viaggio al di fuori della quotidianità, di ciò che direttamente cade sotto i sensi.

Nell’età adulta è il processo creativo che ripropone questo felice ribaltamento. Sarà per questo che mi è sempre piaciuta l’immagine dell'”appeso” nelle carte dei Tarocchi?

aa-le-pendu

In effetti sembra a suo agio in quella scomoda posizione: sorridente, accenna a un passo di danza ed è trattenuto dalla corda, forse per non farsi male precipitando dalla fantasia alla realtà. Perché è detto anche “il traditore”? Perché tradisce la “scientificità” dei fatti. Resta nell’ipotesi e non si occupa della tesi. Ma quali visioni a volte sa suggerire agli altri: spesso guardare le cose con un altro punto di vista “solleva”. Forse allora questo personaggio non sta cadendo giù ma viene sollevato? Sembrerebbe di sì, se diamo credito alla Genesi, che racconta che Dio, dopo aver finito la sua lunga creazione, sorrise.

 

 

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