Emanuela Bussolati

figurinaia


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Il coraggio di essere coraggiosi

C’è sempre qualcuno più piccolo. Questo è tollerabile, se non si tratta di quell’antipatico del fratellino, quello che ha tolto il posto e le coccole. Il vero guaio, invece, è che la maggior parte degli individui sono, anzi sembrano, più grandi, e questo fa sentire inadeguati, riempie di paure. La peggiore di tutte, che a volte paralizza i bambini come salami e a volte spinge a imbrogliare, è la paura di sbagliare, di fare la figura degli stupidi e quindi di essere derisi dai compagni e dai grandi. Una faticaccia che toglie persino il gusto del divertimento. Basta con questo tormento, consiglia questo libro, che tenta di mettere il lettore su una strada nuova, quella dove “si arriva dopo aver sbagliato cento volte” e grazie alla scorciatoia del “dai che ci diamo una mano”. Così si può provare a fare tutto quello che si vuole… collaborando e, quando serve, ritentando.

Con Domenico Barrillà

Carthusia


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Buoni propositi, doverosi propositi.


Con questo angiolino, “rubato” a Rosso Fiorentino, il mio augurio per il nuovo anno desidera per tutti il rispetto di molte cose nominate spesso ma poco rispettate:

-la Costituzione Italiana

-La convenzione sui diritti del bambino

-L’accoglienza

-la natura

Intanto, per rispettare anche i diritti d’autore, metto qui l’originale, bellissimo, di Rosso Fiorentino. I colori e l’intensità di questo quadro, ti fanno sentire perfino le note. Il mio angiolino chiude gli occhi e fa finta di suonare. Intanto ascolta le note angeliche dell’angiolino “vero”. Entrambi reclamano il diritto costituzionale per tutti, di accedere alla scuola, alla cultura, all’arte.

E’ stato un anno bellissimo, iniziato con un Piripù vincitore del Premio Andersen (grazie a tutta la giuria e ai librai che hanno proclamato Tararì tararera, pubblicato da Carthusia, migliore libro dell’anno).

Piripù Bibi ha tagliato la corda ed è andato molto oltre i confini del libro in cui io lo avevo sistemato. Ha girato i nidi della provincia di Genova, è scappato a Zafferana, a Vignola, a Cuneo, a Roma… ogni volta portandomi nuove sorprese. Si è fatto capire da mamme e bambini italiani, magrebini, tedeschi, francesi, rumeni, senegalesi… E così mi ha convinto a dare seguito alle sue avventure.

Il gruppo illustrAzioni in corso, si è riunito più volte intorno a un tavolo… con sformati, risotti, torte e pasticcini tra risate, progetti, chiacchiere, idee e ne sono nate attività giocose ma “serie”: le ombre in occasione del salone del mobile, la gessettata a Genova in occasione dello Sbarco e ad Alessandria nella giornata dei diritti dei bambini e a Torino per raccogliere fondi per i bambini di Gaza e infine… un rosé, sì, un vino, “targato” con le nostre rose, per gli amici.

La natura è entrata nel mio 2010 impetuosamente, quasi esigendo che tornassi ad occuparmi di lei. Con Paolo Tasini e Hamelin si è concluso il progetto per la mostra sulla Selvatichezza, per una sensibilizzazione alla appartenenza alla Terra, per un riappropriarsi della straordinarietà ordinaria dell’educazione che già la natura opera. Ancora la mostra non circola ma spero che il 2011 trovi il suo spazio: le fotografie e la proposta sono notevoli.

I giganti di Poranceto mi hanno affascinato. Come si potrebbe rimanere indifferenti in mezzo a queste meraviglie narrative?

Narrare, narrare, narrare… a che età le storie, i sogni smettono di piacere? Ecco un bellissimo cortometraggio dedicato alla forza dei sogni.

Io ai sogni ho dedicato un piccolo libro: Il grande sogno della Cascina Cuccagna, pubblicato da Terre di mezzo. Spero che il sogno si realizzi, per un quartiere, per la gente, per Milano.

A Tobia auguro che di potere riempire uno zainetto di sogni, lper poter camminare con passi lievi (anche perché ha appena imparato a camminare e il culetto gli pesa un po’. Pazienza: se fa patapùm sono subito pronti un po’o di consolatori: il ciucio (cucn), il coniglio (lalla), zuccavuota(lalla), la palla (lalla) la stella (lalla), e aaacn (grazie) a tutti.

E a proposito di piccolini, quando si comincia ad essere io? Forse la domanda vera dovrebbe essere: Quando si smette di essere io? Alla prima si può rispondere: “quando il bambino, pur succhiando al seno, si gira per ascoltare, per guardare, quando la curiosità lo chiama altrove dall’unico indifferenziato che vive.

La seconda risposta è più complessa e attraversa la vita. Quando non ci si può esprimere, quando non si può desiderare, quando non ci si può confrontare… quando si è esclusi o non si hanno diritti, quando si deve fronteggiare la violenza, soprattutto se truccata da benevolenza.

E’ il tema di un altro mio libro in collaborazione con Domenico Barrilà e il Caf, Questo sono io, pubblicato da Carthusia.

Biri, il cagnolino della famiglia Barrilà è rimasto molto deluso di non essere entrato, questa volta in un libro ma si deve rassegnare a non essere una “primadonna”. Certo, la faccia che fa…

Caro Biri, lo sai bene per cosa lavoro, per la voglia di comunicare con i bambini, di mantenere alto il loro livello di fiducia nella vita, per capire io per prima e fare capire agli altri “grandi” quanto bisogna ascoltarli i piccolini. Quanto ci insegnano. E’ la ricerca di una vita, la ricerca della collana Zerotre che curo con Antonella Vincenzi per Franco Cosimo Panini. Quest’anno si è scelto di fare uscire due libri riderelli, e ascoltando Giorgio Scaramuzzino e Tommy Togni  i bambini ridono. Perché sono due grandi che si divertono insieme ai bambini. Che bello.

A questo punto devo ricordare un altro bel lavoro, condiviso con Federica Buglioni, con cui ho avuto la fortuna di condividere l’esperienza di Cuochi col sale in zucca, pubblicato da Editoriale Scienza. E’ stata una collaborazione divertente,sulla stessa linea di pensiero e di idee. E tra le pagine del libro, il terzo della collana “I quadernini”, dopo Giardinieri in erba e Pittori di tutti i colori,  scelgo questa, perché adoro le mucche.

Mancherebbe Madellano… alla carrellata di chiusura dell’anno. Ne ho parlato in agosto e vorrei dedicargli più spazio nel 2011. Però intanto grazie Giuliana di avermelo fatto scoprire.

Così chiudo ancora con i bambini, con un lavoro collettivo che ho fatto con loro e con Gek Tessaro… perché tra tanti pezzetti di carta colorata eravamo tutti idoli bambini.

foto scattata al festival di Cuneo: Idoli


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Omaggio al Pinin

lieto fine

Illustrazione per La battaglia di palle di panna di Pinin Carpi edito da F.C.Panini

 

Si arrabbiava spesso perché le redattrici toglievano l’articolo davanti ai nomi propri, oppure correggevano in ed, od, gli e e gli o davanti alle parole che iniziavano con le vocali. Insomma pretendevano che l’autore di Lupo uragano, Il paese dei maghi, il papà mangione, scrivesse “per benino”. Ma il Pinin scriveva per leggere le storie ad alta voce, per lasciare un attimo di sospensione nei cambi di scena, per emozionare, per far finta di strapparsi i capelli, di aver paura o di scoppiare di allegria. E proprio questo gusto, non gli e e gli o, è rimasto vivo nel ricordo di tutti noi della famiglia. Tommaso, che ora ha un bambino, il suo Cion cion blu lo possiede ancora e ancora rimprovera a Chiara di avergli -orrore!- piegato malamente una pagina.

Al Pinin ho letto le mie pagine preferite de Il Paese dei maghi, per festeggiarlo quando compì 80 anni e aveva ancora un sacco di idee e di storie da scrivere, perché c’erano i nipotini e non si sarebbe fermato mai.

Ora esce “La battaglia di palle di panna”, un racconto di mangiate e di battaglie scarruffate, scritto per dare un contributo alla raccolta di fondi all’epoca della guerra in Bosnia. Avrebbe potuto illustrarlo lui, con i suoi colori da cui emergevano bambini, casine, loschi figuri… Invece l’ho illustrato io, con tanta emozione, confrontandomi con Anna, figlia del Pinin, che mi ha incoraggiato. I personaggi recitano su un palcoscenico e sotto i bambini partecipano, come facevano i bambini che incontrava nelle scuole il Pinin, come facevano i miei bambini quando leggevo a voce alta. Alla fine del libro il carro che porta la piccola famiglia di guitti se ne va con gran saluti e la veste bianca della mamma lattaia sventola nella polvere.

Io penso che il Pinin sia contento del mio lavoro e che mi sventoli il fazzoletto, sporgendosi da dov’è ora.