
dal libro Agenda du (presque) poètes di Bernard Friot e Hervé Tullet, pubblicato da De La Martinière jeunesse
Lo sfogli e ti viene subito voglia di seguirne i suggerimenti.
Il libro è Agenda du (presque) poète, di Bernard Friot. Le sue sollecitazioni giocose sono accompagnate da altre allegrissime: quelle dei segni di Hervé Tullet.
Tra tante pagine, scelgo questa, sugli scarabocchi. Perché il valore degli scarabocchi mi sembra straordinario. Di un bambino piccolo si dice che scarabocchia, non che disegna.
E allora andiamo a meditare sul valore che ha questa parola. E’ davvero negativa? Che cosa fa la mano, quando si scarabocchia? Gironzola, come la mente. Insegue i segni, oltre a produrli. Si lascia guidare da un atteggiamento flaneur, piuttosto che diretto a un obiettivo. Dunque lo scarabocchiatore è libero di lasciar andare i suoi pensieri, di esplorare nuove vie, senza limiti, se non quelli del foglio (a volte neppure quelli).
Ma anche lo scarabocchiatore di parole è un vagabondo: le assaggia, le prova, le abbandona, le scopre, le accosta… ne trova i limiti (oppure no). E’ un poeta.
Dunque gli scarabocchi rigenerano, come una buona meditazione. Bisognerebbe farli anche da grandi, non solo da piccoli, bisognerebbe praticarli, come una buona medicina, come un esercizio di yoga, come una rinascita creativa.
Altre note sul… bottino del salone del libro di Montreuil qui, qui e qui