Ricordo bene quando mi hanno insegnato a fischiare con un cappellino di ghianda, tenendolo tra indice e medio piegati in modo da convogliare l’aria nella cavità e ricordo bene le fionde e gli archi che mi costruivo da piccola, i cestini di lavanda, i rombi… Ecco delle esperienze che mi piacerebbe passare a Tobia, quando sarà in grado di apprezzarle… E intanto non sarebbe male che i grandi si innamorassero del libro Jouets de plantes di Christine Armengaud, edizioni Plume de carotte. A che serve tirar fuori dalle foglie fischi e schiocchi? A nulla e a tutto: a godere della natura con la propria natura giocosa.
Emanuela Bussolati 
14 settembre 2009 alle 1:30 PM
Quando in primavera spuntano le primule penso a quando mamma mi ha insegnato a farle strombettare.
Quando osservo i fili d’erba ricordo quando mio papà mi ha insegnato a farli fischiare.
Poi strombetto, fischietto, faccio scoppiettare silene, cerco di acchiappare lucciole e cavallette (per poi liberarle subito!) e via dicendo, ancora oggi (magari con meno frequenza), perchè “godere della natura con la propria natura giocosa” è vitalizzante anche a quasi 30 anni!
16 settembre 2009 alle 8:07 AM
C’è di più, quando un padre, una madre, un “grande” insomma, hanno voglia di insegnarti cose così, è perché si stanno divertendo anche loro e questo per un bambino è il massimo. Inoltre ha l’impressione che gli svelino segreti sorprendenti, in quanto rinchiusi in cose semplicissime che a uno sguardo comune non rivelano nulla. Questa è la vera magia.
15 ottobre 2009 alle 9:38 AM
sono entrata per caso nel tuo blog.curiosando, attraversando giardini, trovandoti tra gli alberi, sono arrivata a te. E vedo che hai sempre voglia di giocare, di mettere in comune i tuoi pensieri e le tue scoperte,e le nuove gioie come Tobia, e il tuo nuovo libro che ho tanta voglia di guardare.
una saluto e un abbraccio, paola